Rocca della Petrella
Petrella Salto
Le prime notizie sulla Rocca di Petrella risalgono alla metà del XII secolo quando era feudo in capite di Gentile Vetulo, che morì prima del 1170.
Le tappe del successivo frammentarsi dei possessi di Gentile Vetulo e del subentrante Mareri, che divenne la più potente famiglia della nobiltà rurale dell’area, non sono molto chiare.
Nella seconda meta del XIII secolo Petrella, la cui Rocca fu presidiata a lungo da una guarnigione regia, fu tolta ai Mareri e concessa in feudo al provenzale Guillaume Accrochemoure, al quale subentrò Pietro Colonna.
Nel 1295 Carlo II d’Angiò fece restituire il castello a Tommaso Mareri ed ai suoi fratelli e da quel momento Petrella tornò nella loro baronia, divenendone il centro principale.
Nella 1511 la Rocca fu protagonista di un grave fatto di sangue che riguardò la famiglia Mareri.
Il conte Gianfrancesco Mareri non aveva rispettato la promessa di dare in dote il castello di Staffoli a Giacomo Facchini che aveva sposato la figlia naturale del conte.
Per questo motivo il genero si vendicò con l’aiuto di un servitore a cui Gianfrancesco aveva fatto uccidere il fratello perchè sospettato di essere l’amante della contessa e nottetempo, entrato nella Rocca con più di duecento armati, il Facchini strangolò nel letto il conte e la contessa e fece uccidere tutti i suoi figli ed i suoi ospiti.
Dalla strage si salvò la sola figlia Maria Costanza, di pochi anni, che gettata dalla Rocca rimase fortunosamente impigliata con le vesti ad un ferro sporgente dalla stessa e recuperata successivamente dagli abitanti di Petrella.
La signoria dei Mareri finì nel 1532.
La Rocca di Petrella è anche legata indissolubilmente ad un altro tragico avvenimento, nel 1598, l’uccisione di Francesco Cenci ad opera di Olimpio Calvetti, castellano della Rocca, e di Marzio Catalano su istigazione della figlia Beatrice, amante del Calvetti.
Il processo, celebrato a Roma sotto il Pontificato di Clemente VIII, vide la condanna a morte di Beatrice, di Lucrezia e di Giacomo Cenci che furono crudelmente giustiziati a Roma, presso Castel Sant’Angelo, nel settembre 1599.