Funghi


I FUNGHI

FunghiQuesti discreti abitatori del bosco sono ben rappresentati nel territorio Petrellano da moltissime specie sia eduli che tossiche che velenose. La produzione fungina è talora sostenuta e di pregio.
Non vi è parola più magica per i buongustai di quella di Fungo. Quelli che noi troviamo sopra e sotto terra sono in realtà il corpo fruttifero di un’intricatissima rete di filamenti, detti Ife, che attraversano in ogni direzione uno strato di terra e che costituiscono la struttura fungina vera e propria, la quale a seconda di una serie di circostanze atmosferiche e di condizioni del terreno si sviluppa in modo tale da dare luogo a corpi fruttiferi epigei oppure ipogei come per esempio i tartufi.
I funghi essendo privi di clorofilla sono costretti a trovare nutrimento a spese di organi viventi o sottraendolo dalle sostanze organiche inerti o morte. Vivono intimamente legati ai detriti e alle piante del bosco e con esse fissano rapporti di simbiosi, così stretta, tanto che certi funghi sono presenti su un determinato territorio solo se ivi vegetano ben determinate specie di piante, alberi o arbusti che siano.
Non sempre questo delicato equilibrio è rispettato dai cercatori di funghi, poiché spesso si assiste ad un vero e proprio sconvolgimento del terreno che viene frugato in ogni anfratto.
Alcuni funghi epigei sono organizzati in modo tale che in essi si distingue facilmente un gambo sormontato da un cappello, la cui parte inferiore può essere o compatta anche se fortemente perforata e attraversata da tuboli dai quali usciranno le spore che perpetueranno la specie, oppure strutturata in lamelle decorrenti a raggiera dal gambo verso il bordo del cappello. Altri funghi hanno il gambo che si fraziona minutamente senza il cappello vero e proprio, altri ancora hanno il cappello e il gambo indifferenziati, poiché hanno l’aspetto di un palloncino o di una piccola pera capovolta, come le Vescie.
Alcuni funghi poi velenosissimi come l’Amanita Phalloides, nello stato giovanile possono essere confusi con altre Amanite in quanto i colori non sono ancora ben evidenziati.
Le Amanite sono il genere più importante e comprendono forse il migliore di tutti i funghi, l’Amanita Cesarea, dal cappello arancione carico e dalle lamelle, gambe e piede, di colore giallo. Vive nelle radure e comunque non in zone fortemente ombreggiate. Esistono con la stessa struttura altre Amanite tutte velenosissime o fortemente tossiche come l’Amanita Phalloides di colore variabile dal verdastro al bianco, l’Amanita Canterina dal cappello chiazzato, ma di colore variabile dal caffè al bruno.
Diffuse in prossimità delle ceppaie morte sono le Armillarielle
o chiodini o famigliole, da consumarsi da giovani e caratteristiche per crescere in fitti ciuffi.
Molto diffusi e ricercati i Gallinacci o Galletti (Cantharellus Cibarius). Si tratta di un piccolo fungo a lamelle dal cappello depresso al centro, giallastro e lobato ai margini.
Lungo i margini delle strade è facile trovare il Coprinus Comatus
o Cantoniere, dall’inconfondibile forma allungata quasi cilindrica del cappello.
Delicatissimo va consumato giovane, poiché in maturità le lamelle si sciolgono dando origine ad un liquido denso nero ottimo per inchiostri.
Molto diffusi i funghi del genere Lactarius, in particolar modo il Delicius e il Sanguifluus aventi carne granulosa di facile frattura e ricchi di cellule particolari contenenti un lattice che si riscontra in modo speciale spezzando il gambo all’altezza delle inserzioni delle lamelle.
Nelle radure e nei prati è facile talora imbattersi in veri e propri popolamenti di Mazze di Tamburo. Il curioso nome indica un fungo a lamelle libere con gambo esile munito di anello e ingrossato alla base e cappello largo, ricco di squame brune ordinate in cerchi. Talora raggiunge 30 cm. di altezza con diametro del cappello anche di 25 cm..
Sui tronchi d’albero, sulle ceppaie o sui mucchi compatti di foglie è facile trovare il Pleurotus
avente lamelle decorrenti e gambo eccentrico. Può crescere in centinaia di esemplari sullo stesso tronco ed è, specie giovane, un ottimo commestibile.
Nei prati è diffuso, anche in popolazioni numerose, un fungo, oggi oggetto di coltivazione industriale. Si tratta dello Psalliota o Agaricus Campestris
o prataiolo, di color biancastro con lamelle da rosa carico a nere. La specie Psalliota Arvensis raggiunge dimensioni notevoli fino a 20 cm. di diametro del cappello.
Tra i funghi a lamelle citiamo in ultimo le Russole e in particolar modo la Russola Virescens detta Verdone o Colombina. Ha lamelle bianche, ma rosate se osservate in controluce e il cappello tipicamente verde chiaro, tutto screpolato. Molto delicato, il verdone è ricercato dai buongustai.
Nei funghi con il cappello a tuboli il genere più diffuso è il Boletus comprende specie per lo più commestibili. Il posto d’onore spetta al Boletus Edulis o porcino, oggetto di “caccia” spietata per la prelibatezza delle carni. Il cappello è di colore variabile dal marrone al fulvo e la parte inferiore è dapprima bianca poi a maturità, verdastra. Il gambo in genere panciuto, è quasi sempre grosso o grossissimo.
Singolari sono i funghi a forma cespugliosa come le clavarie o manine nelle quali è possibile distinguere come negli alberi un tronco, dei rami e dei rametti.
Fra i funghi epigei, aventi una forma inconfondibile, citiamo per ultime le Vescie (genere Licoperdon). Sono funghi globulari a forma di pera rovesciata di colore variabile dal bianco bruno, con pelle liscia o granulosa. Quando le vescie sono giovani la carne è compatta e bianca. Poi diventano simili a sacchi pieni di polvere che viene espulsa quando si lacera la pelle.
In chiusura, si citano i tartufi. Essi sono i corpi fruttiferi ipogei di ben determinate specie fungine.
Hanno forma globosa , superficie ruvida e dimensioni che vanno da una nocciola a quelle di un’arancia. L’interno del corpo fruttifero è detto gleba e presenta un aspetto marmorizzato. La parte vegetativa (micelio) del tartufo si lega alla radice di una pianta superiore e forma con questa una struttura simbionte detta “micoriza” e nella quale avvengono gli scambi nutrizionali pianta-fungo.
Nei boschi di roverella, ma anche di carpino e misti di altre specie si rinvengono principalmente due specie di tubero: il Melanosporum o tartufo nero di Norcia e il Tuber aestivum.
La ricerca di questi profumatissimi prodotti deve essere effettuata con cani appositamente addestrati e la raccolta deve essere attuata impiegando molta attenzione per non danneggiare il prezioso micello.

(Schede dei funghi dal sito www.micoweb.it di Francesco Marotta - Roma)

Testo a cura del dr. Antonio Giusti

 

Autorizzazione per tesserini raccolta funghi epigei spontanei

Informazioni Generali

La raccolta dei funghi é permessa solamente a coloro che sono in possesso del tesserino regionale di autorizzazione, che viene rilasciato dalla Provincia ed é valido sull’intero territorio regionale. Giornalmente é consentito raccogliere al massimo 3 kg di funghi a persona, salvo particolari casi espressamente previsti dalla legge.

  1. Giornate di raccolta
    Nella provincia di Rieti le quattro giornate nelle quali é consentita la raccolta dei funghi per l’anno 2015 sono: martedì, venerdì, sabato e domenica, come da determinazione  del Presidente  n. 42 dell’09.04.2015.
  2. Validità
    Il tesserino, per i residenti nella Regione Lazio, ha una validità di 5 anni dalla data del rilascio o del rinnovo, mentre per i residenti in altre Regioni la validità é di un anno dalla data del rilascio o di rinnovo. E’ comunque richiesto il pagamento di un contributo annuale.

Requisiti

Domanda in bollo da € 16,00 più altra marca da bollo da apporre sul tesserino (di pari importo), 2 foto formato tessera di cui 1 autenticata, documento di riconoscimento, ricevuta versamento di € 25,82 sul ccp 15043029 intestato alla Provincia di Rieti - causale contributo rilascio tesserino per raccolta funghi- (il contributo non é richiesto per gli ultrasessantacinquenni), attestato di frequenza del corso di formazione micologica non inferiore a 12 ore o autocertificazione relativo al possesso dell’attestato (non richiesto per laureati in scienze agrarie, biologiche, naturali, forestali e per i micologi)

Il contributo non é dovuto qualora:

a) non si eserciti l’attività di raccolta dei funghi durante l’anno;

b) i raccoglitori di funghi epigei spontanei abbiano superato il sessantacinquesimo anno di età.

Dove rivolgersi:

Settore 6 - Servizio Tutela Ambientale e valorizzazione del territorio

Via Salaria, 3

Orario 09:00 - 12:00 - lunedì - mercoledì - venerdì 

Tel. 0746/286314

 


Normativa di riferimento

Legge regionale 32/1998